Lo scorso anno si sono contate 78.000 conversazioni relative all’utilizzo sano dei social media.
Il National Day of Unplugging (la giornata della disconnessione) nel 2019 ha ottenuto 3.300 menzioni.
La consapevolezza dell’impatto dei social media sulla nostra salute mentale è in aumento, e le piattaforme cambiano il loro approccio per rendere le community più amichevoli e meno nocive. La dipendenza da social media è diventata un fenomeno riconosciuto, cambiando la percezione del panorama social.
Le persone stanno acquisendo più consapevolezza sul modo in cui i social possono influire sulla loro salute mentale, e intraprendono azioni individuali per ridurre le ore di presenza online. Non si tratta di una crisi dei social, ma di una sorta di movimento sociale dei consumatori, con la grande maggioranza di menzioni sulla dipendenza dai social presente su Twitter (il 63,9%) anziché sui titoli dei notiziari.
Il Digital Detox, insomma, è oramai entrato nelle coscienze delle persone: non si tratta di abbandonare lo smartphone o chiudere tutti gli account social, ma di avere un atteggiamento più equilibrato nei confronti di questi strumenti, per bilanciarne l’uso con il benessere psicologico.
Questo cambiamento nelle abitudini dei consumatori non può passare inosservato per i marketer, ma non deve preoccupare: al posto del like (che alcune piattaforme hanno già iniziato a far sparire) gli utenti troveranno nuovi modi per esprimere il proprio apprezzamento.
Un utile punto di partenza per i brand resta quello di interagire in modo trasparente e sereno con i consumatori, magari fornendo loro anche delle “vie di fuga” e generando il loro interesse in opportunità del mondo reale.
Lush UK, ad esempio, ha diminuito i post sui canali social, concentrandosi sulla partecipazione alle conversazioni che contano all’interno della sua community.