digital marketing

I motori di ricerca

I motori di ricerca sono delle vere e proprie pagine web, con un riquadro di input attraverso il quale l’utente, per effettuare una ricerca, inserisce delle Keywords (parole chiave) più attinenti ai risultati che vorrebbe ottenere.

I motori di ricerca, ottenute queste Keywords, effettuano una scansione nel proprio database dove sono inseriti tutti i siti web e le pagine dei siti e catalogano, in base a determinati “fattori”.

I risultati derivanti dalla ricerca, mostrando la cosiddetta “SERP” (search engine result page).
Questi risultati, sono catalogati, ovvero derivano da un calcolo matematico effettuato
attraverso un complesso algoritmo, che, tenendo conto di moltissimi fattori, mostra come
risultato la SERP.

I più importanti motori di ricerca, come ben sapete, sono:
Google (80% del traffico)
Yahoo (10-15% del traffico)
Bing (2-5% del traffico)
Altri: (1%< del traffico)

Dalle percentuali proposte, capirete bene che Google è il colosso mondiale per quanto riguarda le ricerche online. Riceve e gestisce l’80% delle ricerche.
Questo dato è molto importante in quanto ci sarà utile nello studio del SEO, perché, se un
motore di ricerca come Google propone questa quantità di traffico, significa che l’attività SEO che andremo a svolgere, sarà incentrata sullo studio di Google, che rimane il primo motore di ricerca.

Sarà ovvio quindi, che parleremo quasi sempre di Google come punto di riferimento dei motori di ricerca. Ciò non significa che anche Yahoo e altri motori di ricerca non ci interessano e devono essere scartati. Ma Google è realmente il motore di ricerca più affidabile in quanto a risultati attinenti alle ricerche, proprio perché mostra sempre i risultati più reali a ciò che l’utente stava cercando.

Google, inoltre, mette a disposizione dei webmasters una serie di strumenti che aiutano
le strategie SEO e aiutano nell’analisi dei propri siti web; tra questi:

Google Analytics,
Google Trends,
Google Webmaster Tools,
Google Adsense.

L’algoritmo di catalogazione dei risultati, non è conosciuto. È un calcolo che i motori di ricerca non hanno mai pubblicato e pertanto rimane segreto. Google ha affermato che il proprio algoritmo tiene conto di più di 200 fattori.

I maggiori esperti di Seo si occupano di studiare il più possibile l’algoritmo di Google
perché, scoprendo quanti più fattori influiscono nella SERP, si potrà incentrare la propria
strategia SEO proprio su questi fattori. Molti di questi esperti, tengono per se i fattori
che hanno scovato, cosi facendo possono garantire ai propri clienti risultati soddisfacenti. Questo conferma l’utilità di studiare, provare e riprovare una strategia SEO (magari utilizzando degli hosting gratuiti su cui creare dei siti web per fare prove, senza gravare sul proprio sito web per evitare penalizzazioni).

Le penalizzazioni (soprattutto da parte di Google), sono delle “punizioni” che Google assegna a determinati siti web, facendo in modo che il sito web incriminato, scali in fondo alla SERP, perdendo di fatto il traffico degli utenti. Come avete ben capito, più è alta la posizione di un sito web nei risultati di ricerca (per determinate keywords), maggiore sarà il traffico verso il sito web (questo è dipende anche con quali keywords ci si è posizionati, infatti, essersi posizionati in prima posizione per una keyword come “musica”, porterà sicuramente più traffico di una keyword come “lavastoviglie economiche”, questo perché la parola musica è molto più ricercata di lavastoviglie economiche). I motori di ricerca, penalizzano i siti web che utilizzano comportamenti non “corretti”.

Un motore di ricerca come Google ha degli strumenti che possono analizzare i siti web
andando a rilevare eventuali “infrazioni” commesse dal sito come contenuti duplicati,
keywords stuffing, hidden keywords in modo automatico. Esistono quindi penalizzazioni manuali e penalizzazioni automatiche.

Le penalizzazioni automatiche sono effettuate dal computer, ovvero dagli strumenti di google che rilevano infrazioni e automaticamente retrocedono di posizioni un sito web
incriminato; le penalizzazioni manuali sono più gravi in quanto c’è lo zampino di un essere umano, ovvero un dipendente del motore di ricerca che ha visto con i propri occhi azioni scorrette e ha deciso di penalizzare il sito.

Una penalizzazione non è un processo irreversibile: Google ad esempio, mette a disposizione degli utenti la possibilità di “difendersi” dalla penalizzazione, ovvero deve dimostrare che le azioni scorrette non saranno più effettuate o comunque che il sito sia
diventato pulito. Il problema rimane nei tempi: purtroppo, dopo una penalizzazione di un sito web, sarà difficile ritornare in alto.

E un processo duraturo nel tempo ritornare a riprendere posizioni, ma nulla è impossibile. La soluzione per evitare penalizzazioni è molto semplice: non bisogna attuare azioni scorrette, così non ci saranno mai problemi con penalizzazioni.

Ben più grave il Ban da parte di Google. Se il colosso dei motori di ricerca decide di bannare un sito, sarà impossibile tornare ad essere accettati e indicizzati.
Ci si accorge di essere bannati dal motore di ricerca, se non sono più ricercabili le pagine nei risultati di ricerca.

Come si può vedere se si è indicizzati dal motore di ricerca? (e quindi se un sito ha
subito un ban?) Semplice: per Google, basta inserire la seguente riga nella
barra di ricerca: site:www.miosito.it

I risultati saranno conteggiati (numero delle pagine indicizzate). Se il sito (e/o le pagine)
compaiono dopo l’inserimento di questa riga, il sito è stato indicizzato e non è stato bannato. Questa istruzione, ci dà anche informazioni su “quante pagine di un sito sono indicizzate”. Se il nostro sito web ha 90 pagine in totale, e nei risultati di ricerca se ne contano 40, vuol dire che 50 di queste non sono state indicizzate e bisognerà adottare le dovute misure (aggiornare e inviare sitemap tramite il Google Webmaster Tools).

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